lunedì 4 novembre 2013

Waffle party, anyone?

Ingredienti:
  • 110 grammi di burro ammorbidito a pezzetti, più un po' di burro per ungere la piastra
  • 200 grammi di farina per tutti gli usi 
  • 2 cucchiai di zucchero 
  • 400 ml di latte
  • 2 uova 
  • 1 bustina di lievito istantaneo in polvere (tipo Mastro Fornaio Paneangeli)
  • 1 pizzico di sale 
  • 1 bustina di vanillina o altro aroma a piacere (cannella? fiori d'arancio? un goccio di rhum? fate voi!)
Con questa ricetta si ottengono circa 8 waffle.
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I waffle sono, per me, una delizia già a partire dal nome. "Waffle! Waffle!", passerei tutto il giorno a dirlo.

Quando ho acquistato una toastiera, ho girato in lungo e in largo per trovarne una che avesse le piastre intercambiabili e, ovviamente, quella per i waffle era imprescindibile.

Il mio incontro con questa libidinosa cialda (che qualcuno chiama anche gaufre, ma è una parola che non mi piace) risale ad una ventina di anni fa. Ero in vacanza non ricordo nemmeno più dove, e questo oggetto gastronomico sconosciuto, mai visto nella mia città, mi conquistò all'istante. Mi servirono un bel cialdone spalmato di panna spray e mi parve la cosa più peccaminosa mai assaggiata al mondo. 

Mi ci è voluto tempo per vedere i waffle spuntare nel mio vicinato, ma adesso sono facilissimi da trovare. Fino a che ho abitato in casa coi miei genitori, la cialdona è rimasta un sogno proibito, da concedersi a costo di gravi sensi di colpa alimentari (mia madre non vede di buon occhio certi stravizi). Quando sono andata a vivere da sola, e ora che sono sposata, mi sono liberata del giudizio genitoriale e mi godo i miei waffle quando voglio. Ovvero, almeno una volta al mese, la domenica mattina.

Come si fanno? Se avete il Bimby, basta sciogliere il burro in due minuti, velocità 1 a 80 gradi, e poi si uniscono tutti gli ingredienti mescolando a velocità 4 per una decina di secondi. Ungete la piastra, riscaldatela e versatevi l'imposto a cucchiaiate, coprendo tutti i buchini. Sette minuti circa, seguendo le istruzioni della piastra et voilà.

Non avendo il Bimby, si devono miscelare prima gli ingredienti polverosi, poi quelli liquidi e poi tutti e due insieme. Tutto qua.

La mia passione sono i waffle con lo sciroppo d'acero, ma solo perché di domenica mattina non mi viene in mente di mettermi a montare la panna ed evito di tenere una bomboletta di panna spray in frigo, per ovvie ragioni di salvaguardia delle coronarie e per il timore di possibili compulsioni alimentari. 

Ma i waffle sono fantastici con la marmellata, con la Nutella, o anche da soli con lo zucchero (semolato o a velo, fate voi) o spalmati di altro burro, come se fossero fette biscottate (quest'ultima è la versione per temerari della colesterolemia, ovviamente, essendo già i waffle belli ricchi di grassi). Senza dimenticare che sono un ottimo accompagnamento per il gelato!

Allora, facciamo un Waffle Party? :-)

martedì 22 ottobre 2013

La parola magica è... Baba Ghanoush (ma potete chiamarla anche crema di melanzane!)



Da giorni queste due paroline, "Baba Ghanoush", mi giravano in mente senza che riuscissi nemmeno a ricordare a cosa facessero riferimento: una tipologia di colorazione per capelli? No, quello è lo "shatoush". Un personaggio da fiaba estera? No, quella è la "Baba Jaga".

Alla fine, mi sono decisa a cercare sul web: non essendo digitale nativa, a volte stento a ricordare che basta un click per togliersi il dubbio...

Scoprire che il Baba Ghanoush è una crema di melanzane, proprio il giorno in cui avevo tre belle melanzane pronte nel frigo e un barattolo di crema di Tahine per il quale stentavo a trovare un utilizzo che non fosse l'hummus (altra crema, ma di ceci), mi è parso un segno del destino.

Tra l'altro, la ricetta del Baba Ghanoush è semplicissima, facile anche per chi, come me, è alle prime armi in cucina. Non vi darò quantità: ricavatele voi sulla base del vostro personalissimo gusto.

Tutto parte dalle melanzane, che vanno messe in forno a 180° per 40 minuti e poi private della buccia. Un'operazione divertentissima! Una volta cotta, la melanzana si pela che è un piacere: basta tirare un lembo e la buccia viene via subito. Credevo chissà quanto sarebbe stato complesso, pensavo che mi sarei scottata e invece niente: io ho cotto tre melanzane, ma quando avevo finito di scuoiarle come Marsia avrei voluto tanto averne altre e continuare l'operazione!

Per questa ricetta, dunque, serve solo la polpa delle melanzane, che va trasferita in un mixer insieme ad aglio, se ne volete (io non ne volevo), prezzemolo, sale, salsa tahine (anche detta pasta di sesamo) e succo di limone. Il tutto, a piacere: magari a voi piace tanto aspra, a me invece piaceva che si sentisse il sesamo, che adoro. Date una bella sminuzzata et voilà, ecco il risultato nella foto in alto. Non ho una gran bella mano con le foto culinarie, ma vi assicuro che era buona da leccare anche la ciotola! Col pane arabo caldo è fantastica, ma anche qualsiasi crostino andrà bene.  

Adesso ho un'altra parola che mi gira in mente: "chimichanga". Ricordo che è qualcosa di molto calorico, per cui non so se mi conviene andare a cercare :-/

martedì 15 ottobre 2013

Le fresche frasche: il mio "giardino" delle erbe aromatiche


Premessa: io ho il pollice nero. Se il mio balcone pulula di erbe aromatiche è solo merito di mio marito, che con amorevole pazienza innaffia, pota e concima. Le mie piante lo amano (quando ero io a pensare a loro, invece, mi snobbavano - sgualdrine).

Attualmente, ci sono ben 10 piante "edibili" a crogiolarsi all'intenso sole del mio balcone urbano:
  • un basilico che ormai sta diventando un baobab;
  • un prezzemolo riccio riccio, che sembra la testa di un bambino;
  • un timo limoncino dalle foglie talmente fitte che non si vede la terra sotto;
  • una pianta di erba cipollina le cui foglie sono diventate così lunghe che cominciano a toccare il terreno;
  • un rosmarino che ha fatto la felicità di più di un pollo arrosto;
  • una menta che spande un profumo altamente seduttivo;
  • una salvia talmente bella che mi dispiace ogni volta che ne colgo una foglia;
  • un origano dagli steli dritti dritti e le foglioline vispe.

Completano il quadro due piante di peperoncino:
  • un Naga Morich, uno dei peperoncini più piccanti al mondo; per ora non abbiamo avuto il coraggio di assaggiarlo, ma lo abbiamo regalato a persone dal palato d'amianto e l'hanno particolarmente apprezzato;
  • un Fuoco della Prateria, che è praticamente un cespuglietto di peperoncini piccoli piccoli, dal sapore intenso al punto giusto e deliziosamente decorativi.

Siccome sono una notoria spendacciona, l'aver abbracciato una nuova passione mi ha portata anche ad un nuovo tipo di shopping. La mania per la cucina, in particolare, mi ha aperta al mondo delle sementi. Domenica ero ad Amalfi e ho visto un fruttivendolo che vendeva semi per piantare ogni ben di Dio: ovviamente, anche se non è periodo di semina, ho dovuto procurarmi la mia fetta di speranza per la primavera/estate 2014. Dunque, vi anticipo già che sentirete parlare delle mie sperimentazioni botaniche con lavanda, aneto (perché l'aneto dalle mie parti è introvabile!!), anice (che, tra l'altro, è anche una bella pianta) e camomilla (sono una grande fan, e poi sembra una margherita). Urge, poi, la presenza sul mio balcone di un timo, una maggiorana, un crescione (altra verdura introvabile)e un finocchietto selvatico.

Per ora non ho ancora contemplato la possibilità di includere nella mia "collezione" un pomodoro e una pianta di fragole, ma devo ammettere che quando, tempo fa, ho visto dal fioraio una pianta di melanzane il mio cuore ha avuto un tonfo. 

Credo che l'arrivo di queste verdi signore sul mio balcone abbia sancito il momento in cui la cucina ha cominciato a diventare una passione inarrestabile. Prima dimenticavo regolarmente di utilizzare persino il basilico nel sugo, ora invece cerco di sperimentare sempre nuovi abbinamenti. Oggi, ad esempio, leggevo una ricetta sul blog di Laurel Evans, una delle mie foodies preferite (ho due suoi libri, Buon appetito, America! e American bakery), e trovo che siano fatti benissimo): una crostata ai pinoli (i pinoli nella pasta frolla!) con lemon curd al basilico. Mi sono detta: perché no? Dopo tutto ho tanti bei limoni dal giardino della casa in campagna dei miei e il mio basilico non chiede altro che essere saccheggiato a piene mani, prima dell'inverno, perciò vi farò sapere com'è il risultato :-)

lunedì 14 ottobre 2013

Caccavelle: la pentola a pressione


Carosello è andato definitivamente a nanna proprio l'anno che sono nata io, perciò è solo negli anni '80 che ho avuto modo di fare la conoscenza di Mister Linea, il  personaggio disegnato da Osvaldo Cavandoli protagonista degli storici spot Lagostina.


Personalmente, sono sempre stata il target ideale per qualsiasi tipo di oggetto culinario, per cui è dalla primissima infanzia che desidero una pentola a pressione.

A casa dei miei genitori, l'oggetto raffigurato nella foto in alto non è mai entrato. Ebbene sì, mia madre fa parte della schiera di donne che hanno paura di cucinare con la pentola a pressione. Una schiera di donne, ho scoperto, foltissima: non l'avrei mai creduto, ma la leggenda che la caccavella in questione abbia una dispettosa tendenza ad esplodere ha fatto tanti e tanti proseliti.

Nella vita, io ho molte paure: alcune decisamente debilitanti (quella di guidare o di muovermi autonomamente su qualsiasi cosa che non siano i miei stessi piedi), altre meno (quella per le libellule - ma solo perché se ne incontrano poche). Che una pentola a pressione possa esplodermi fra le mani è un pensiero che non mi è mai nemmeno lontanamente venuto. Perché dovrebbe?

E' vero, il binomio "pressione/esplosione" ha una certa assonanza, però, per quel poco di esperienza che ho, ci vogliono davvero pochissimi accorgimenti per garantire il funzionamento della nostra pentola a pressione. 

Il primo è di dotarsi di un buon ricettario che spieghi tutto. Il mio preferito è quello di Elena Spagnol, "La pentola a pressione": costa poco più di sette euro su Amazon e non ha un'illustrazione che sia una, ma è un vero classico della cucina italiana e contiene solo ed esclusivamente ricette fattibili. Niente ingredienti di difficile reperibilità, ma tante idee per inventarsi un bel pranzo o una cena d'effetto con poco impiego di tempo e utilizzando quello che si ha in dispensa.

Il libro in questione è datato, è vero: non saprei nemmeno dirvi quando è stata data alle presse la prima edizione di questo ricettario, ma sicuramente parliamo di almeno trent'anni fa. Tuttavia, il funzionamento della maggior parte delle pentole a pressione  sul mercato è rimasto lo stesso negli anni: solo di recente stanno andando diffondendosi versioni a due pressioni (o almeno, io le scopro solo adesso) e pentole "intelligenti" come la Acticook della Lagostina (che, ovviamente, dovrà essere mia). In ogni caso, ho sperimentato diverse ricette su questo libro e non ho mai fallito :-)

Il secondo accorgimento che ho personalmente adoperato è stato quello di... fidarmi del mio udito e dei miei occhi. Quando, dopo una cinquina di minuti a fuoco alto, la pentola stenta ad andare in pressione, c'è qualcosa che non va. Il più delle volte, non è stata chiusa bene. Se fischia troppo forte, il fuoco va abbassato. Se dalla valvola spruzza acqua, vuol dire che ho inserito troppo liquido nella pentola. E se si ottura la valvola, allora sì, sono guai. Ma per quella basta essere diligenti nella pulizia: smontarla sempre e verificare che sia libera da ostruzioni (che possono verificarsi, in particolare quando si cucinano i cereali). Tutto qui.

Ecco, una cosa scocciante della pentola a pressione, per me (e, sento, per tutti) è la pulizia, proprio perché richiede un'attenzione in più. Ma da quando costei è nella mia vita, sono una Quochina felice: lesso qualsiasi cosa in metà tempo e, col fatto che richiede pochissima acqua, i sapori rimangono "imprigionati" nei cibi.

Io non ne faccio più a meno: e voi?

giovedì 10 ottobre 2013

Kenwood Slow Cooker, il primo verdetto


Ho sudato.

Sì, pur avendo preso la decisione di testare alfine la caccavella suprema di cui alla foto in alto, ieri sera sono stata in contemplazione un po' di tempo, prima di decidermi a violarla facendovi cadere tocchetto su tocchetto il battuto di carote, sedano e cipolla.

E' stata una strana sensazione. Per qualche ragione che non saprei spiegarvi, pur avendo acquistato la Kenwood Slow Cooker piena di speranza per le qualità decantate nelle tante e tante recensioni lette, è come se non avessi creduto fino in fondo di poter ottenere niente di buono da lei.

E invece, quanto vorrei non aver aspettato!

Il libretto di istruzioni è talmente semplice che pare assurdo possa funzionare. Si versano gli ingredienti secondo la ricetta, si seleziona la temperatura desiderata e solo allora si inserisce la spina nella presa. Fatto ciò, la Kenwood Slow Cooker va per i fatti suoi.

Ho deciso di testarla senza avere sotto mano una ricetta, ora che ci penso: forse è anche questo che mi incuteva soggezione! Quello che volevo fare, però, era una cosetta semplice semplice, un sugo di carne tradizionalissimo. Oltre al solito trittico carota/sedano/cipolla, ho inserito nella pentola di coccio la carne, la passata, un cucchiaio di doppio concentrato di pomodoro, mezzo bicchiere di vino rosso e il sale. Ho settato la temperatura su High e, una volta chiuso il tutto col coperchio, non ho toccato più nulla fino a quattro ore dopo, quando dall'alto ho visto che il mio sugo lievemente aveva raggiunto una consistenza densa e corposa. Era mezzanotte, ma non ho resistito: ho preso un pezzetto di pane e ho fatto la scarpetta.

Meraviglia.

Il sugo era intenso, profumato, caldo caldo... Ma ciò che più mi ha meravigliata è stata la consistenza della carne. Tenerissima! L'espressione sarà abusata, ma è l'unica che ho trovato per poter rendere davvero l'idea: si scioglieva in bocca. Ora capisco perché ho visto spesso e volentieri su Pinterest ricette Slow Cooker di piatti dove è importante che la carne si mantenga morbida, per poterne separare agevolmente le fibre: il cosiddetto "Pulled Pork", per fare un esempio. Appena ho provato ad inforchettarla, ho capito subito che la carne era venuta una prelibatezza, ma quando l'ho assaggiata non potevo credere alle mie papille gustative! Succosa, morbida morbida... Ed era così anche oggi, quando è stata riscaldata per il pranzo. Persino mio marito, che sulla carne è sempre un po' precisino, è rimasto entusiasta. Già solo questo vale la presenza di questa pentola nella mia vita :-)

Un solo consiglio mi sento di dare a chi volesse procurarsela: andate piano col sale. Questa pentola fa sì che gli ingredienti diano il meglio del proprio sapore e se normalmente utilizzereste, tipo, un cucchiaio di sale, vi consiglio di diminuire la dose di un quarto.

Certo, è un elettrodomestico che richiede una certa programmazione. Vedo che alcune Americane lo usano una volta alla settimana per cucinarci pranzi e cene per sette giorni e poi freezano tutto. Alcune, invece, lo fanno andare tutta la notte e io non dubito che non succeda nulla perché è una pentola che proprio non denuncia la sua presenza, a parte per l'odore meraviglioso di cibo che spande in tutta la casa. Però non me la sento di lasciare qualcosa in cottura mentre dormo, è più forte di me. Avendo a disposizione una mezza serata (come me, ieri), il risultato vale bene l'attesa.

Quello che manca è un timer: leggo di donne che se lo sono fatto installare da un elettricista, ma io vorrei evitare di far mettere mano sulla caccavella, funziona talmente bene! E pure la sveglia sul mio cellulare funziona benissimo.

Ah! Ho scoperto che la mia Slow Cooker non è proprio proprio come quella della foto: le temperature sono sempre tre, ma la terza non è "Auto", ma "Keep Warm", per tenere in caldo le pietanze per un'oretta.

Adesso che ho superato l'imbarazzo iniziale, non vedo l'ora di sperimentare altre ricette! 

Ho in mente un brasato che... Mmmm!!!! 

mercoledì 9 ottobre 2013

Sulla Kenwood Slow Cooker...e la smania per le caccavelle


Uno degli inconvenienti dell'essere neofite e ossessive - compulsive come la sottoscritta è che, almeno nel caso della passione culinaria, ci si riempie casa di caccavelle.

Nel tempo, ho acquistato l'imprescindibile pentola per lessare gli asparagi, varie forme di grattugia e di utensili per il taglio delle verdure e soprattutto colei di cui vado a parlarvi, la Slow "mai-più-senza" Cooker.

In realtà, non so confermare ancora se sia davvero la pentola delle meraviglie di cui ho sentito parlare: l'ho acquistata in tempi estivi e la mia dotazione di ricette per la caccavella in questione consiste soprattutto in piatti di una certa sostanza, adatti ad una bella serata fredda di quelle da plaid e telecomando, per intenderci. E' dedicata, come suggerisce il nome, a cotture lente: ottima (pare!) per zuppe, brasati... Lasci il ragù a peppiare nove ore e non si brucia niente, perché la temperatura si mantiene costante tutto il tempo. Almeno così vuole la leggenda!

La Slow Cooker che ho acquistato io è esattamente quella della foto: leggendo su internet, qua e là, mi è parso di capire sia una delle migliori crockpot (altro nome della caccavella - CrockPot è il brand che ha lanciato l'articolo negli USA) in circolazione. Pare, ma il condizionale è d'obbligo, che Kenwood non la distribuisca più in Italia, ma su siti come Amazon è ancora facilmente reperibile ad un costo che si aggira intorno ai 70 euro.

E' un pentolone dalle dimensioni ragguardevoli: considerate che ha una capacità di 6,5 litri e che occupa uno spazio di circa trenta centimetri (vado ad occhio) sul piano di lavoro. Si tratta, in sintesi, di un recipiente di alluminio contenente al suo interno una pentola di terracotta (amovibile - ma non usatela sul fuoco!). Funziona ad elettricità e dicono consumi pochissimo (come una lampadina "ecologica", per intenderci). Le temperature sono Low, High e Auto (quest'ultima la devo capire meglio...). Se un piatto cuoce nove ore in modalità Low, ne cuocerà 4,5 in modalità High.

L'immagine che vedete a corredo di questo post è un po' ingannevole: la crockpot non va mai riempita oltre i due terzi della sua capienza e qui invece pare che trabocchi. Se volete avere un'idea di cose cucinabili con la caccavella, vi consiglio di cercare su Pinterest: ci sono ricette di ogni genere! Certo, alcune di gusto troppo pasticciato ('sti americani...), ma altre molto interessanti. Per esempio, sul ricettario che ho preso assieme alla pentola (regalatami dalla mia Mammy), ci sono anche le istruzioni per fare la Lemon Curd: yummy! Il mio libro è "200 Slow Cooker Recipes & How to Get the Best from Your Machine", ma credo che prima o poi mi procurerò uno più adatto ai miei gusti mediterranei: "The Italian Slow Cooker".

Dunque, perché tutte queste chiacchiere su un prodotto che non ho mai testato?
Ve ne parlo perché credo sia arrivato finalmente il momento di sperimentare il funzionamento di questa caccavella, e ho un po' paura di combinare guai: scrivo per farmi coraggio!

Ho comprato dei bei pezzi di carne da sugo e stasera voglio dedicarmi un po' di tempo per fare una salsa: comincio con una cosa facile!

Spero che mi vada bene, anche perché costituirà il pranzo di mio marito, domani :-/

Mi fate l'"in bocca al lupo"? :-)

martedì 8 ottobre 2013

W la cucina!


Benvenuti in questo piccolo spazio dedicato alla passione 
che mi sta salvando la vita: W la cucina!

W la cucina perché da quando mi cimento più spesso ai fornelli sono 
dimagrita cinque chili: spignattare mi sazia.

W la cucina perché è piacere e cultura insieme: 
da brava principiante, sono affamata di novità e la curiosità mi fa sentire felice.

W la cucina perché, qualunque cosa mi sia successa durante la giornata, 
mi basta mettermi a cucinare per "relativizzare" tutte le paturnie.

Dire che sono alle prime armi è poco, ma in questo spazio 
non voglio insegnare niente a nessuno:
semmai, il contrario! 

Spero di imparare molto da questa passione e 
sento già che crescerò molto grazie a lei.

E grazie a voi! :-)

P.S. "Cuochina" è il soprannome che mia madre mi ha dato tanti anni fa, 
quando mi regalò il mio primo libro di cucina. 
Lo so, lo so, non si scrive con la "Q", ma la versione corretta era già presa ;-P